Una bibliografia ragionata sull'argomento 'diritti umani' non può che partire dai documenti in cui tali diritti sono stati solennemente proclamati. In questo senso l'argomento si lega strettamente con la storia del costituzionalismo europeo. Un buon punto di partenza è dato dall'esperienza inglese, con l'Habeas corpus actdel 1679 e il Bill of rights del 1689, successivo alla gloriosa rivoluzione del 1688. Meritano poi di essere ricordati la Dichiarazione d'indipendenza degli Stati Uniti del 1776 e i primi dieci emendamenti della stessa Costituzione USA (Bill of rightsDichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino del 1789; deve essere poi presa in considerazione anche la Costituzione giacobina del 1793, per i primi accenni ai diritti sociali che essa contiene. Una prima effettiva proclamazione dei diritti sociali (dato che la Costituzione rivoluzionaria francese del '93 non entrò mai in vigore) si trova però solo nella Costituzione di Weimar del 1919. Infine, una pagina importante del costituzionalismo occidentale è data anche dalla nostraCostituzione, di cui meritano di essere esaminati, per ciò che riguarda i diritti fondamentali, i principi fondamentali (artt. 1-12) e la prima parte dedicata ai "diritti e doveri dei cittadini" (artt. 13-54). Può essere tra l'altro utile, in questo quadro, un confronto con la parte relativa ai diritti fondamentali dello Statuto albertino (artt. 24-32). Inoltre, alla luce di progressi nel processo dell'integrazione europea, può essere utile dare uno sguardo al catalogo dei diritti contenuto nelle Costituzioni degli altri Stati dell'Unione europea (Le Costituzioni dei paesi dell'Unione europeaDichiarazione universale dei diritti dell'uomo approvata dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite nel 1948; la Convenzione europea dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali del 1950, elaborata in seno al Consiglio d'Europa; l' Atto finale di Helsinki del 1975 e la Carta di Parigi per una nuova Europa del 1990, prodotti della Conferenza sulla cooperazione e la sicurezza in Europa, e, infine, la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea . Ulteriore documentazione sulla proclamazione e la protezione a livello internazionale dei diritti fondamentali può essere ritrovata nel Codice dei diritti umaniAlto Commissariato ONU per i diritti umani.
Documenti e fonti normative
- Habeas corpus act 1679
- Bill of rights 1689
- Dichiarazione d'indipendenza U.S.A. 1776
- Costituzione U.S.A. 1787 (emendamenti "bill of rights" 1791) anche in Costituzioni straniere contemporanee, a cura di P. Biscaretti di
- Ruffia, Milano, Giuffrè, 1994
- Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino, Francia 1789
- Costituzione Francia del 24 giugno 1793
- Statuto albertino 1848 anche in Le costituzioni italiane, a cura di A. Aquarone M. D'Addio, G. Negri, Milano Comunità, 1958
- Lo statuto fondamentale degli Stati della Chiesa 1848 anche in Le costituzioni italiane, cit.
- Costituzione della Repubblica romana 1849 anche in Le costituzioni italiane, cit.
- Costituzione di Weimar 1919 in La costituzione di Weimar, a cura di C. Mortati, Firenze, Sansoni, 1946
- Costituzione URSS 1924
- Carta del lavoro 1927 in A. Aquarone, L'organizzazione dello Stato totalitario, Torino, Einaudi, 1965
- Costituzione URSS 1936
- Costituzione della Repubblica italiana 1947
- Costituzione URSS 1977 anche in Costituzioni straniere contemporanee, 2. Gli Stati socialisti, a cura di P. Biscaretti di Ruffia, Milano,
- Giuffrè, 1987
- Costituzione Sudafrica 1993
- oppure in Le Costituzioni straniere contemporanee, cit.
Dichiarazioni e accordi internazionali
- Nazioni Unite anche in Codice del diritto e delle organizzazioni internazionali, a cura di A. Verrilli, Napoli, Simone, 1999
- Dichiarazione dei diritti dell'uomo 1948 anche in Codice del diritto e delle organizzazioni internazionali, cit.
- Patto sui diritti civili e politici 1966 anche in Codice del diritto e delle organizzazioni internazionali, cit.
- Patto sui diritti economici, sociali e culturali 1966 anche in Codice del diritto e delle organizzazioni internazionali, cit.
- Protocollo opzionale al Patto internazionale sui diritti civili e politici 1966, anche in Codice del diritto e delle organizzazioni internazionali,cit.
- Secondo protocollo opzionale al Patto internazionale sui diritti civili e politici 1966 anche in Codice del diritto e delle organizzazioni
- internazionali, cit.
- Proclamazione della conferenza internazionale sui diritti umani di Teheran 1968
- Dichiarazione della conferenza internazionale sui diritti umani di Vienna 1993
Come si vede, si può concordare con il giurista Peces Barba Martinez che, nella sua Teoria dei diritti fondamentali (Milano, Giuffré, 1993), ha parlato, con riferimento all'evoluzione dei diritti dell'uomo, di un processo di progressiva positivizzazione (riconoscimento dei diritti da parte degli ordinamenti giuridici); universalizzazione (estensione dei diritti a tutti i gruppi sociali); specificazione (proliferazione dei diritti rispetto alle diverse esigenze della vita sociale); internazionalizzazione (riconoscimento dei diritti da parte del diritto internazionale). Per quel che riguarda la positivizzazione dei diritti, la discussione si è sempre svolta intorno a un dilemma di fondo: i diritti dell'uomo esistono solo in quanto riconosciuti dagli ordinamenti giuridici (una posizione che può essere definita di positivismo giuridico) oppure, come sostengono le tesi giusnaturaliste, un nucleo originario di diritti si ricollega alla natura umana e quindi preesiste a ogni concreto ordinamento giuridico, che risulta anzi legittimo solo in quanto non contraddice il diritto di natura. Sul giusnaturalismo è utile vedere Alessandro Passerin d'Entreves, La dottrina del diritto naturale (Milano, Comunità, 1980) e Leo Strauss, Diritto naturale e storia (Genova, Il Melangolo, 1990). Una critica delle tesi giusnaturaliste, a sostegno della 'storicità' delle varie categorie di diritti, è invece presente in molte opere di Norberto Bobbio; tra queste si può qui ricordare L'età dei diritti (Torino, Einaudi, 1990). Nel dibattito filosofico-politico, si è avuta una ripresa delle posizioni giusnaturaliste a partire dalla pubblicazione, nel 1971, di A theory of justice di John Rawls (Milano, Feltrinelli, 1999). Pochi anni dopo, nel 1977, Ronald Dworkin, in Taking the rights seriously, ha sostenuto la positivizzazione dei principi di diritto naturale a opera dei cataloghi dei diritti contenuti nelle Costituzione e attraverso l'operato delle Corti costituzionali (I diritti presi sul serio, Bologna, Il Mulino, 1982).
L'universalizzazione e la specificazione dei diritti si collega invece alla classificazione operata dal sociologo inglese Thomas H. Marshall in alcune celebri lezioni tenute nel 1949 a Cambridge (ora in Cittadinanza e classe sociale, Torino, UTET, 1976). Marshall parlò di tre tipi di diritti. "I diritti del primo tipo" sono quelli che attengono alla piena affermazione della libertà individuale (libertà di pensiero, libertà religiosa, libertà di stampa, libertà di associazione); "i diritti del secondo tipo" sono i diritti politici (l'elettorato attivo e passivo, il diritto di partecipare all'esercizio del potere politico); "i diritti del terzo tipo" sono i diritti sociali, ovvero il diritto all'istruzione, all'assistenza sanitaria, all'assistenza sociale in caso di disoccupazione, diritti che presuppongono un'azione dello Stato per consentire a ogni cittadino di vivere la vita di un essere civile secondo gli standard prevalenti nella società. In questo quadro, esempi classici di riflessioni sui diritti del primo tipo sono Il secondo trattato sul governo di John Locke del 1690 (Milano, Rizzoli, 1998) e il Saggio sulla libertà di John Stuart Mill del 1859 (Milano, Mondadori, 2002). La riflessione sui diritti politici richiama invece quella sul rapporto tra liberalismo e democrazia. A questo proposito, si può ricordare il celebre discorso di Benjamin Constant su La libertà degli antichi, paragonata a quella dei moderni (Torino, Einaudi, 1991). Ma, in qualche modo, al tema si ricollega anche Isaiah Berlin in Two concepts of liberty (in Quattro saggi sulla libertà, Milano, Feltrinelli, 1989) con la descrizione della dicotomia tra "libertà da" (libertà negativa, intesa come non interferenza) e "libertà di" (libertà positiva, intesa come effettiva capacità di decisione, autonomia, autogoverno). Ma il tema più dibattuto e complesso è quello dello status dei diritti sociali. La concezione che le esigenze di protezione sociale potessero costituire sviluppo e potenziamento delle libertà individuali fu propria, tra fine Ottocento e inizi Novecento, del new liberalism inglese (basti pensare a Leonard Hobhouse, Liberalismo, Firenze, Sansoni, 1973). In Italia, un ragionamento simile venne compiuto da Carlo Rosselli in Socialismo liberale (Torino, Einaudi, 1997). Ma per la definizione dei diritti sociali nell'ambito dei diritti di libertà è interessante anche la prefazione di Piero Calamandrei alla seconda edizione, del 1945, a Diritti di libertà di Francesco Ruffini (che, pubblicato per la prima volta dalle edizioni Gobetti nel 1926, aveva invece rappresentato l'estrema difesa delle fondamentali libertà di pensiero, di religione, di stampa e di associazione contro il nascente regime fascista); il saggio di Calamandrei è ora presente nella raccolta La libertà dei moderni(a cura di Gaetano Pecora, Milano, DUNOD, 1997). Nel già ricordato L'età dei diritti, Norberto Bobbio riprende, da un lato, la classificazione di Marshall, dall'altro, ne introduce però una diversa: dopo aver parlato dei diritti sociali come diritti di seconda generazione, individua una serie di nuovi diritti come "diritti di terza generazione". Tra questi ricorda il diritto a un ambiente sano, i diritti dei consumatori, i diritti alla qualità della vita, alla privacy, il diritto allo sviluppo. E delinea, infine, dei "diritti di quarta generazione", legati alla tutela dell'integrità del patrimonio genetico a fronte dei progressi della ricerca biologica. Si tratta di tematiche sviluppatesi a partire dagli anni Settanta: basti pensare allo sviluppo dei movimenti femministi, alle lotte su divorzio, obiezione di coscienza, aborto. E nella stessa temperie culturale è nato in fondo, a partire dagli USA, anche il dibattito sul multiculturalismo: ci si è posti cioè l'interrogativo di quali diritti dovessero essere riconosciuti ai gruppi, alle comunità in quanto tali (basti pensare alle minoranze razziali e religiose), e quali rapporti vi fossero tra questi diritti e i diritti dell'individuo (si veda, a questo proposito, Charles Taylor, Multiculturalismo. La politica del riconoscimento, Milano, Anabasi, 1993). Il tema si collega oggi anche al problema dell'universalità dei diritti umani, che può essere così riassunto: la protezione dei diritti fondamentali è tipica del solo mondo 'occidentale' e quindi estranea ad altre civiltà, che preferiscono dare la preferenza ad altri valori, oppure i diritti umani devono essere protetti e garantiti da tutti gli Stati membri della comunità internazionale? Ma, da un diverso punto di vista, sempre a partire dagli anni Settanta, ci si è interrogati sulle degenerazioni burocratiche dei moderni Welfare State, tornando a rivendicare, contro l'ingerenza statale, "i diritti del primo tipo" e auspicando uno "Stato minimo": basti qui ricordare Robert Nozick, Anarchia, Stato, Utopia (trad. it. Milano, Mondadori, 2000) e Friedrich Von Hayek Legge, legislazione e libertà (Milano, EST, 2000).
Per quello che riguarda, infine, l'internazionalizzazione dei diritti umani, meritano di essere considerati, per una panoramica generale, I diritti umani nel mondo contemporaneo di Antonio Cassese e la voce sull'argomento dell'Enciclopedia giuridica Treccani redatta da Claudio Zanghì (vol. XI, 1989). Studi importanti sull'argomento sono poi quelli di Paolo De Stefani, Il diritto internazionale dei diritti umani (Padova, CEDAM, 1994) e La tutela giuridica internazionale dei diritti umani (Padova, CEDAM, 1997). Ulteriore materiale sull'argomento può essere poi reperito sul database for education dell' , Padova, CEDAM, 2001). Dalla fine della seconda guerra mondiale i diritti umani hanno trovato solenne riconoscimento anche a livello internazionale e sovranazionale. In questa sede è opportuno ricordare la ) del 1791. Se ci spostiamo sul continente europeo la nostra attenzione si deve innanzitutto concentrare su:
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